Montata lattea e nutrizione-clinica
La montata lattea può essere favorita da una nutrizione-clinica coerente dopo una valutazione del turn over idrico, della massa proteica totale e della massa grassa nel soggetto esaminato. Nella nutrizione-clinica l’esami dei composizione corporea permette un parametro strumentale e affidabile per le scelte nutrizionali proposte. L’allattamento materno quando possibile è preferibile ad altre forme di nutrizione, perché in grado di trasmettere insieme il massimo di sostegno fisico ed emozionale al neonato. L’allattamento è il processo con il quale una madre nutre il figlio durante il primo periodo di vita. La montata lattea ovvero la produzione e l’emissione di latte dalla mammella sono la premessa per tale processo. La montata lattea è la risultante della suzione sul capezzolo e di particolari stimoli ormonali operanti nell’organismo della madre. L’allattamento materno risulta il modo ottimale per nutrire e accudire un figlio ed è una delle caratteristiche fondamentali di tutti i mammiferi. Il latte materno viene prodotto grazie all’azione di numerosi ormoni che circolano nel corpo della donna durante la gestazione, con un loro particolare aumento in relazione al parto e alla nascita del bambino. Molti sono gli ormoni che influiscono sulla montata lattea, di cui i due principali sono la prolattina e l’ossitocina.
La prolattina è responsabile della produzione del latte, l’ ossitocina invece della sua emissione. Due o tre giorni dal parto sono il tempo di attesa fisiologico dopo il parto, perchè avvenga la montata lattea. In tale arco temporale il colostro si trasforma gradualmente in latte di transizione e successivamente in latte maturo. Rispetto al colostro, il latte diventa più opaco ed è di colore bianco. Quando compare la montata lattea, le mammelle possono gonfiarsi, e in certi casi causare dolore. La produzione di latte si regolerà in base alle effettive necessità del neonato attraverso lo stimolo della suzione: più il bambino succhia e più il latte viene prodotto. Il neonato infatti tramite la suzione, stimola la produzione di prolattina e pertanto la massa di latte disponibile. Al contrario un accumulo di latte nel seno inibirà la produzione prolattina e pertanto di latte. Nei casi con montata lattea insufficiente la ghiandola mammaria ne produce meno perché il bambino non succhia con sufficiente energia e frequenza, più raramente perché il seno della donna ne produce obiettivamente poco. La cause diffuse per una montata lattea insufficiente sono:
- mancato contatto precoce con il neonato dopo il parto,
- parto vaginale molto stressante
- parto cesareo
Prima di ricorrere ad una nutrizione-clinica specifica per favorire e stimolare la montata lattea è possibile seguire alcune piccole regole.
1) Attaccare subito il bambino al seno. Con la suzione il neonato provoca infatti un riflesso neurologico tale da mantenere una continua e abbondante produzione oltre che della prolattina anche dell’ossitocina.
2 Contenere lo stress e riposo. La mancata o insufficiente montata lattea può avvenire anche a causa di emozioni violente o stress patiti. Oltre alla cautela riguardo i conflitti sospesi è anche utile prevedere una sospensione del lavoro e riposo programmato tra una poppata e l’altra.
3) Valutare la postura di allattamento. Durante la poppata la bocca del neonato deve contenere non solo il capezzolo ma anche buona parte dell’areola mammaria. Il mento è appoggiato sul seno e la testa del bimbo è rivolta all’insù per permettergli di respirare senza dover schiacciare il seno con le dita. Il corpo del neonato è allineato con la testa e ben sostenuto per evitare che scivoli verso il basso causando fastidiose trazioni al capezzolo. L’attacco inadeguato può dare origine a capezzoli dolenti e ragadi, a ingorgo mammario dovuto il più delle volte ad un seno non ben svuotato.
Quando la montata lattea presenta difficoltà, una nutrizione-clinica coerente con la problematica costituisce uno supporto naturale da prendere in considerazione. L’ analisi di composizione corporea è lo strumento idoneo a stabilire una nutrizione-clinica coerente con le fatiche dell’allattamento. Anche il turn over dell’acqua merita di essere misurato con l’analisi di composizione corporea per non avere una carenza di un elemento primario per la montata lattea. Il patrimonio della madre di proteine totali e di massa grassa sono parametri altrettanto significativi .
Un nutrizione-clinica ben calibrata non implica effetti collaterali, ma solo benefici. La nutrizione-clinica oltre a non presentare controindicazioni, ha un ruolo importante nel trattamento di molti altri disturbi della madre o del neonato, contribuendo a ridurre il fabbisogno di farmaci per via sistemica. La nutrizione-clinica durante l’allattamento è uno strumento applicato in sicurezza, che considera come parametri di riferimento per gli alimenti sia il carico glicemico GL Glicemic Load, sia il PRAL Potential Renal Acid Load. Anche il rispetto della pulsatilità circadiana degli ormoni implicati nella montata lattea è oggetto di considerazione. La nutrizione-clinica routinaria e la montata lattea sono interconnessi da precisi rapporti ormonali, biochimici e metabolici. Il trattamento in nutrizione-clinica può interferire favorevolmente su tali rapporti favorendo la montata lattea e l’allattamento. Prima di prescrivere una nutrizione-clinica è necessaria una valutazione idella madre. osservare eventuali sintomi espressi e in tal caso operare una corretta diagnosi, una volta conclusi gli esami clinici. Anche una valutazione delle interazioni con medicinali eventualmente utilizzati per altre ragioni nella terapia della madre e allattamento è oggetto di verifica, per escludere che possa costituire una delle cause che inibiscono la montata lattea. Si consiglia di rivolgersi a un medico, verificando l’iscrizione dell’operatore presso Ordine dei Medici, Il trattamento in nutrizione-clinica non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale, ma al contrario stabilisce con esse una virtuosa collaborazione e una straordinaria opportunità anche a livello di prevenzione.
Dott. Fabio Elvio Farello