Radiazioni e nutrizione-clinica coerente con la terapia
Contro il danno da radiazioni una nutrizione-clinica coerente non esprime un rilevante fattore protettivo o curativo, ma resta utile associarla ai trattamenti per migliorare lo stato generale dei pazienti. Secondo la nutrizione-clinica resta però consigliabile in caso di esposizione a radiazioni modificare quei comportamenti alimentari che favoriscono le infiammazioni. Le radiazioni ionizzanti sono definite tali quando sono in grado di ionizzarne gli atomi. La fonte dovuta a incidente nucleare è conseguenza della fuoriuscita accidentale di elementi caratterizzati da instabilità nucleare, che emettono raggi durante la trasformazione in altri elementi più stabili. Il processo di emissione di radiazioni è detto decadimento radioattivo. Se le radiazioni ionizzanti investono, un tessuto biologico, generano lesioni sul DNA delle cellule. I danni coinvolgono pertanto i tessuti caratterizzati da elevata replicazione cellulare e sono dipendenti dall’intensità dell’esposizione dalla stabilità del sistema biologico irradiato.
Attualmente non esiste un trattamento che consenta di compensare i danni da esposizione. I trattamenti convenzionali sono sintomatici e orientati dalla tipologia della lesione. Si possono curare infezioni concomitanti tramite antibiotici oppure si fa uso di preparati ad azione detossicante. Nei casi più gravi da esposizione, ovvero quelli connessi ad aplasia midollare, si può procedere al trapianto del midollo osseo. L’esclusione dell’incidente nucleare tramite lo sviluppo di energie pulite appare oggi l’unica concreta possibilità di evitare i danni da radiazioni. Dopo un’esposizione si può prevenire il danno alla tiroide, saturandola con lo ioduro di potassio. Lo ioduro di potassio non radioattivo previene che la tiroide assorba lo iodio-131 radioattivo. Essendo tale manovra protettiva non priva di rischi, essa diviene opportuna dopo una certa intensità nella esposizione.
I protocolli di trattamento in nutrizione-clinica dopo esposizione a radiazioni ionizzanti divulgati tempestivamente via internet, dopo incidenti nucleari sono protesi a escludere dall’alimentazione cibo esposti o attivanti la funzione tiroidea. Il danno da radiazioni può essere solo lievemente contenuto da un comportamento alimentare coerente secondo la nutrizione-clinica . Le radiazioni ionizzanti sono in grado, infatti, di scatenare un danno molto più intenso dell’escursione operativa della nutrizione-clinica clincia. Il supporto della nutrizione-clinica può essere certamente utile per migliorare lo stato generale. Coadiuvare un trattamento e prevenire i danni da radiazioni ionizzanti sono però cose ben diverse. Il danno indotto da radiazioni ionizzanti non è né evitabile né reversibile tramite la nutrizione-clinica .
Una nutrizione-clinica coerente con il trattamento è utile per applicare strategie alimentari idonee a ridurre l’ infiammazione cronica e la situazione metabolica iperacida tipica in questi pazienti. Qualità del cibo e orario di assunzione interferiscono in modo significativo con il corretto equilibrio del cortisolo. Cibo inadeguato comporta, infatti, una disregolazione del ritmo circadiano dei glucocorticoidi. Alla presenza uno stile di vita dettato dalla pubblicità, dalle abitudini e spesso avallato distrattamente da personale sanitario, si assiste a un’alterazione dell’asse HPA. Gli effetti negativi di una circadianità perduta cortisolo e delle alterate retroazioni ormonali comportano l’alterazione della corretta risposta infiammatoria. Una nutrizione-clinica coerente con il trattamento seleziona i pasti secondo le retroazioni ormonali indicate, determina un equilibrio acido-base e un contenimento della risposta infiammatoria, della acidifciazione e del carico tossine immesse dall’industria alimentare nel cibo. Cibo e terapia sono interconnessi da precisi rapporti ormonali, biochimici e metabolici. Si consiglia di rivolgersi a un medico, verificando l’iscrizione dell’operatore presso l’Ordine dei Medici. La strumentazione per eseguire l’ analisi della composizione corporea è la premessa per un lavoro efficace. Il trattamento in nutrizione-clinica del paziente non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale, ma al contrario stabilisce con esse una virtuosa collaborazione e una straordinaria opportunità anche a livello di prevenzione.
Dott. Fabio Elvio Farello