Tunnel carpale e nutrizione-clinica coerente con il trattamento
La nutrizione-clinica coerente coerente con il trattamento nella sindrome del tunnel carpale applica strategie alimentari utili a contenere la risposta infiammatoria. La sindrome del tunnel carpale è una malattia dovuta all’infiammazione e alla compressione del nervo mediano nel suo percorso attraverso il tunnel carpale. Si tratta di uno stretto passaggio anatomico localizzato a livello del polso. Nel tunnel carpale sono allocati oltre al nervo mediano, anche vene e tendini. La sindrome del tunnel carpale è dovuta proprio ad una infiammazione cronica dei tendini, tale da comprimere il nervo mediano in uno spazio ristretto. La sindrome del tunnel carpale è più probabile durante la gravidanza, nell’ ipertiroidismo e nella connettivite. Attività e professioni che impegnano le mani per lavori di precisione e ripetitivi possono indurre la malattia. I sintomi più comuni sono le alterazioni della sensibilità nelle dita della mano prevalentemente notturne. Tali disturbi possono evolvere nei casi gravi nella perdita della sensibilità seguita dalla riduzione dei muscoli della mano.
La diagnosi di tunnel carpale impegna i sintomi clinici e l’EMG o elettromiografia. Il trattamento convenzionale della sindrome del tunnel carpale si avvale talvolta di cortisone infiltrato localmente. Si tratta di un trattamento indicato nelle fasi iniziali. Quando la sindrome è cronica la medicina convenzionale ricorre alla chirurgia. L’intervento consiste in una una piccola incisione in sede carpale idonea a decomprimere il nervo. Se però la compressione è durata troppo a lungo la decompressione può non bastare per il recupero.
La nutrizione-clinica per la cura del tunnel carpale accompagna le terapie specifiche applicando strategie alimentari utili a contenere la risposta infiammatoria cronica. Generalmente il paziente tollera bene il trattamento e i primi segni di efficacia si mostrano gradualmente attraverso una riduzione quantitativa e qualitativa dei disturbi lamentati. La nutrizione-clinica è utile nel dolore e infiammazione contenendo la situazione metabolica iperacida tipica in questi pazienti. Le abitudini alimentari interferiscono in modo significativo con il corretto equilibrio del cortisolo. Stress e nutrizione-clinica inadeguata comportano, infatti, una disregolazione del ritmo circadiano dei glucocorticoidi. Alla presenza di stress sia endogeno, sia esogeno e a ritmi alimentari non coerenti, si assiste a un’alterazione dell’asse HPA. Gli effetti negativi di una circadianità perduta cortisolo e delle alterate retroazioni ormonali comportano l’alterazione della corretta risposta infiammatoria. La nutrizione-clinica coerente seleziona i pasti secondo le retroazioni ormonali indicate, determina un equilibrio acido-base e un contenimento della risposta infiammatoria.
La nutrizione-clinica oltre a rappresentare un presidio per la terapia è anche uno strumento di prevenzione importante. Il cibo assunto quotidianamente e la cura sono interconnessi da precisi rapporti ormonali, biochimici e metabolici. Il trattamento tramite manipolazione sensata del cibo è integrativo di altri strumenti di terapia. La nutrizione-clinica richiede, esami strumentali, valutazione dei sintomi e delle cause, diagnosi, conoscenza dei rimedi adatti al paziente, conoscenza di tutte le altre forme di terapia per la quali la nutrizione-clinica possa costituire alternativa o integrazione. Pertanto somministrare nutrizione-clinica è atto medico e deve essere esercitata da un medico competente. Si consiglia di rivolgersi a un medico, verificando l’iscrizione dell’operatore presso Ordine dei Medici, assicurandosi che operi le scelte terapuetiche tramite l’ analisi della composizione corporea. Il trattamento in nutrizione-clinica del paziente non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale, ma la contrario stabilisce con esse una virtuosa collaborazione e una straordinaria opportunità anche a livello di prevenzione.
Dott. Fabio Elvio Farello,